Per ricordare il Mito,il Rivoluzionario,il Guerrigliero,il Poeta, il Filosofo e l'Uomo.
A 39 anni dal suo assassinio, ancora scalda i cuori e la mente di milioni di persone,con le sue parole,con le sue azioni,con le sue immagini.
Succinta biografia e poesia a lui dedicata da Gabriel Garcia Marquez.
Il 14 giugno 1928, Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna y Llosa annunciano felici la nascita del loro primogenito. Nelle vene di Ernestito scorre una miscela esplosiva irlandese, spagnola e basca.
Il 2 maggio 1930 il piccolo, assai vivace, prende freddo bagnandosi nell'acqua ghiacciata di una piscina. La prima crisi d'asma segna l'inizio di una maledizione che lo costringerà a forgiarsi di una volontà di ferro per tutto il corso della sua vita
"Era un vero scavezzacollo!", dirà il padre, "A sette o otto anni, con i figli dei peones delle colline circostanti, era un vero capobanda." Ma Ernestito resta anche ore a divorare i libri della biblioteca di casa. "Leggeva tutto", continua quello che lui chiamava il suo "vecchio". "Ha cominciato con Salgari, naturalmente. E poi ha divorato Jules Verne, Cervantes, Stevenson.A quattordici anni legge Baudelaire, Mallarmè, Pablo Neruda, Anatole France e Jack London, ma anche Freud, Jung e un compendio del Capitale.
Segnato dall'agonia della nonna, che muore nel 1947, Ernesto decide di studiare medicina all'università di Buenos Aires. Ma l'università lo delude. Cercava una vocazione, gli parlano di carriera. Ha sete di scoprire il mondo.Ernesto ha ventitrè anni. Ha quasi finito gli studi di medicina. Smanioso di scoperte e avventure, con l'amico Alberto Granado decide di intraprendere un viaggio iniziatico attraverso tutta l'America Latina.
Il 29 dicembre 1951, i due amici inforcano una vecchia motocicletta Norton 500cc, la Poderosa II.
L'edizione di martedì 19 febbraio 1952 del giornale locale di Temuco, una cittadina del Cile, riferisce che "due esperti argentini di leprologia attraversano il Sudamerica in motocicletta".
I due compari sbarcano al lebbrosario di San Pablo. Oltre quarant'anni dopo, gli indios lebbrosi si ricordano ancora di quei due esseri sovrannaturali, che non portavano guanti, gli strigevano la mano e giocavano a calcio con loro.
Ernesto rimugina sulla miseria degli indios: "A causa delle condizioni nelle quali viaggiavo, ho scoperto che era impossibile guarire bambini malati per la mancanza di mezzi, la sottonutrizione e la costante repressione".
Nel '53 è in Costa Rica, dove incontra gli esuli cubani che hanno appena preso parte, il 26 luglio, alla prima azione armata di una certa portata contro il dittatore Batista. Gli parlano del loro capo, un certo Fidel Castro Ruiz.In Guatemala, assiste all'intervento dei mercenari addestrati negli Stati Uniti per abbattere il regime troppo progressista del presidente Arbenz. E' lì che incontra Hilda Gadea Acosta, una militante peruviana in esilio. Lei lo nutre con nuove letture: Lenin, Trotzkij e Mao.
Il 1955 è segnato da un incontro che influenzerà il suo destino molto più ancora della paternità. Ernesto Guevara fa conoscenza con il capo degli esuli cubani in Messico, Fidel Castro:Il 25 novembre 1956, si imbarcano con 80 cubani sulla Granma per rovesciare il regime di Batista a Cuba.
Lettera alla madre:"Non sono un Cristo nè un filantropo. Sono tutto il contrario di un Cristo, e la filantropia mi sembra nulla in confronto alle cose in cui credo. Mi batterò con tutte le armi a disposizione invece di lasciarmi inchiodare a una croce o qualunque altra cosa."
"Non fu uno sbarco, fu un naufragio...", dirà in seguito il Che. Gli 82 che sbarcano sulla costa cubana il 2 dicembre 1956 vengono decimati nei primi scontri con l'esercito regolare.
Ma il 2 gennaio 1959 la Rivoluzione fa il suo ingresso all'Avana:Sono passati venticinque mesi dal catastrofico sbarco del Granma.
In un primo tempo il Che è governatore militare della fortezza della Cabana, dove hanno sede i tribunali rivoluzionari. Vi vengono processati i carnefici di Batista, spesso condannati a morte.
Una barzelletta che diventerà famosa gira per l'isola. Alla domanda di Fidel, rivolta a un'assemblea di militanti, "In sala c'è un'economista?", il comandante Guevara alza la mano."Bene, tu sarai presidente del Banco Nacional".Ma lui aveva capito: "In sala c'è un comunista?".
In segno di disprezzo per il denaro, Guevara firma i biglietti con il suo soprannome "Che".
Il 19 ottobre 1960, aumentando lo strangolamento, gli Stati Uniti promulgano un embargo sul commercio con l'isola.
Il Che diviene ambasciatore itinerante. Fidel lo incarica di stabilire relazioni economiche con il campo socialista e i paesi non allineati. Incontra Nasser in Egitto, Tito in Iugoslavia, Nerhu in India, Sukarno in Indonesia, accolto dovunque festosamente.
Il 23 febbraio 1961, Ernesto Guevara è nominato Ministro dell'Industria.
Il Che pensa che sia necessario industrializzare a qualsiasi costo per garantire l'indipendenza politica di Cuba. Il compito è titanico: "Lavorava dalle 8 di mattina...fino alle 4 del mattino dopo" ricorda la moglie Aleida, che precisa: "Oltre al lavoro del ministero, agli articoli e ai libri che scriveva, si impegnava negli studi di matematica per 17 ore alla settimana..."
Nel suo ufficio, seduto scomodamente per terra per evitare di addormentarsi, passa le notti a sgobbare.
Il Che fuma troppo. Al ministero, i suoi collaboratori sono preoccupati per la sua salute. Alla fine dichiara: "D'accordo, non ne fumerò più di uno al giorno." L'indomani arriva con un sigaro lungo più di mezzo metro...
Ernesto fa del lavoro volontario un atto quasi sacro della Rivoluzione.
La domenica dà lui stesso l'esempio. Lo si vede caricare sacchi di zucchero, costruire alloggi, tagliare la canna. Come un crociato, incarna quell'"uomo nuovo" che sogna.
L'11 dicembre 1964, il rivoluzionario cubano è a New York. Dalla tribuna delle Nazioni Unite, pronuncia un discorso violentemente anti-"yankee". Dopo New York, il rivoluzionario prosegue il viaggio verso l'Africa. Prima per l'Algeria, poi Mali, Congo-Brazzaville, Guinea, Dahomey, Ghana, Tanzania ed Egitto. Gli africani lo soprannominano il "Mao" dell'America Latina.
Al suo ritorno il 14 marzo 1965, viene accolto all'aeroporto da Fidel Castro. I due uomini si rinchiudono a discutere animatamente per 40 ore. Nessuno sa cosa si dicono. E poi il Che sparisce. Abbandonerà Cuba per portare la Rivoluzione in Africa e in America Latina.
L'8 ottobre 1967, circondato da due compagnie di rangers boliviani nella gola del Churo, e ferito ad una gamba viene catturato l'uomo più ricercato del mondo.
Il 9 ottobre 1967 il Comandante Ernesto "Che" Guevara viene assassinato.
MA IL CHE VIVE!!
LETTERA DI ADDIO
Se per un istante Dio si dimenticherà che
sono una marionetta di stoffa e
mi regalerà un pezzo di vita, probabilmente non
direi tutto quello che penso,
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono,
ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più, andrei
quando gli altri si fermano,
starei sveglio quando gli altri dormono,
ascolterei quando gli altri parlano e
come gusterei un buon gelato al cioccolato!!
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita,
vestirei semplicemente,
mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente
il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei
il mio odio sul ghiaccio e
aspetterei che si sciogliesse al sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh
sopra le stelle un poema di Benedetti
e una canzone di Serrat sarebbe la serenata
che offrirei alla luna.
Irrigherei con le mie lacrime le rose,per sentire il dolore delle loro spinee
il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita
non lascerei passare un solo giorno
senza dire alla gente che amo,che la amo!
Convincerei tutti gli uomini e le donne
che sono i miei favoriti e
vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei
quanto sbagliano al pensare
che smettono di innamorarsi quando invecchiano,
senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali,
ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia
ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere
sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità
sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe
con il suo piccolo pugno,per la prima volta,
il dito di suo padre,lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro
dall'alto al basso
solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi,ma realmente,
non mi serviranno a molto,
perché quando mi metteranno dentro quella valigia,
infelicemente starò morendo.
Gabriel Garcia Marquez