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30 gennaio 2006

LETTERA AL NAZISKIN

by MICHELE SERRA

Caro naziskin, io scrivere te con parole facili facili, così forse tu capire.
Io leggo su giornali che tu essere 'bestia' e 'belva', ma io non credere. Io credere tu essere ignorante: e ignoranza è grande problema per tutti, anche per me. Perché persona ignorante è persona debole, e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa “bonk” con bastone su testa di poveraccio. Vere 'bestie' e 'belve' sono certi giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta), che dicono stronzate così noi restare tutti ignoranti e potere resta in mano di potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra tua debolezza e tua stupidità. Perché sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo problema è che tu vivere in periferia di merda, senza lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza. Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu allora usare cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perché tu vivere vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola grande forza per migliorare uomo.
Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancora più faticoso.
Molto più faticoso che gridare “negro di merda”, o “sporco ebreo”: gridare stronzate essere molto facile, basta vedere presidente skinhead Cossiga. Tutti essere capaci di insultare e odiare.
Me non importare niente se tu avere crapa rasata e scarponi: per me, tu potere anche metterti carciofo su testa e tatuare tue chiappe. Me importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello e tua dignità, così forse tu impara anche a rispettare altri uomini. Se tu grida “sporco ebreo”, tu dovere almeno sapere cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere come chiavi di macchina: basta una domanda per accendere motore e andare lontano.
Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perché il potere, quando vede persone ignoranti e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come immenso “bonk” su tua testa. Oppure servirsi di te come uno schiavo, mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa con bella macchina e bella figa. Vuoi essere libero? Tieni tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì: dentro zucca, non sopra zucca. Ciao.

Gherry(spero che Serra non si arrabbi se riporto qui la sua lettera aperta..)

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

grande Serra

30/1/06 6:21 PM

 
Anonymous Anonimo said...

pollo dice di aver vinto con gallo e pareggiato in coppa..

31/1/06 12:26 PM

 
Anonymous Anonimo said...

- Berlusconi non si accontenta più di decidere quando andare in onda, dove andare in onda e con chi andare in onda. Non si accontenta più di portarsi dietro un truccatore personale, un consigliere-suggeritore e un "curatore dell'immagine" che dà istruzioni tassative sulle inquadrature consentite e su quelle vietate. No, adesso il presidente del Consiglio arriva in studio con il suo regista personale. Che non affianca il titolare della trasmissione, ma semplicemente lo sostituisce: prende il comando dello studio, dirige la puntata e poi va via insieme al Cavaliere.

Non era mai successo, nella storia della televisione italiana, che a un intervistato - per quanto eccellente - venisse concesso un simile privilegio. Non era mai successo fino a venerdì scorso, quando Silvio Berlusconi si è presentato allo studio 3 di Cinecittà per registrare la puntata de "L'incudine", la trasmissione di Claudio Martelli. Che si trattasse di una puntata speciale, la redazione del programma l'aveva già capito: mandata in onda da Italia Uno abitualmente il giovedì dopo la mezzanotte, grazie all'arrivo del premier la trasmissione veniva eccezionalmente collocata nella prima serata di sabato, al posto del film "Men in black" (e così velocemente da non lasciare neanche il tempo a "Tv Sorrisi e Canzoni" di aggiornare i programmi).

Non solo, ma gli autori del programma - i più stretti collaboratori del conduttore nella preparazione delle interviste - erano stati insolitamente tenuti all'oscuro delle domande preparate da Martelli per il premier. "Il presidente arriverà con la sua squadra", aveva avvertito la segreteria di Berlusconi. Nessuno però aveva capito che in quella squadra ci sarebbe stato anche il regista: Maurizio Spagliardi, un professionista ingaggiato da Mediaset per "Il senso della vita" (che evidentemente deve aver conquistato la piena fiducia del premier con la puntata dedicata al suo amarcord familiare).

Il fatto è che non l'aveva capito neanche il regista della trasmissione, Sergio Colabona (lo stesso di "Affari tuoi"), il quale stava arrivando a Cinecittà quando è stato fermato da una telefonata perentoria: "Non venire, non ce n'è bisogno". Gelo negli studi, grande imbarazzo in cabina di regia, mentre Martelli - lasciando fuori dalla porta gli autori, increduli e furenti - si chiudeva nel suo camerino con Giorgio Mulè, il vice di Mauro Crippa al vertice della piramide Mediaset dell'informazione. Poi è arrivato Berlusconi, con il resto della squadra (da Paolo Bonaiuti, che faceva sì-sì o no-no da dietro le quinte, a seconda degli argomenti toccati da Martelli, a Roberto Gasparotti, il meticoloso curatore delle inquadrature presidenziali). E Spagliardi, il regista "ad personam" ha dato il via alla registrazione.

Anche stavolta, come era già successo in tutte le altre trasmissioni che avevano ospitato il Cavaliere, era tassativamente proibito il primo piano: concesso, al massimo, qualche piano americano. E naturalmente nessun cameraman s'è azzardato a puntare la telecamera sulle scarpe dell'ospite (che hanno colpito tutti i presenti per l'altezza del tacco e lo spessore del rialzo interno).

La trasmissione poi è andata come è andata. Due ore e mezzo di interminabili sermoni berlusconiani, così pesanti che alla fine Mulè e il regista si sono guardati in faccia sconsolati, domandandosi se ci fosse un modo, magari col montaggio, di rendere un po' più commestibile quel diluvio di parole. Non c'era, purtroppo. Nonostante il dimezzamento delle interruzioni pubblicitarie - altra misura "ad personam", del tutto inusuale per una rete commerciale - l'indomani l'Auditel avrebbe registrato uno share del 7 per cento, che per gli addetti ai lavori significa, in prima serata, "flop spettacolare". In fondo, al regista "titolare" è andata bene: adesso è l'unico che può dire "io non c'ero".

31/1/06 3:03 PM

 
Anonymous Anonimo said...

articolo super. siamo veramente caduti in basso, è ora di voltare pagina. ma com'è possibile che ci sia ancora chi pensi il contrario?

31/1/06 3:59 PM

 
Anonymous Anonimo said...

mi riferivo a quello sulla trasmissione "ad personam"...ho letto la lettera di Serra ieri e l'unica cosa che posso dire è: grande! ma non ho molte speranze che i tizi con la crapa rasata cambino idea, anche se dovrebbero

31/1/06 4:02 PM

 

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