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03 ottobre 2005

ADDIO PROFESSORE


Stasera se n'è andato un altro maestro del calcio, un altro anticonformista, un vero amante del Calcio. Innescava polemiche, smontava eroi moderni come Gilardino e company, credeva in un calcio diverso, e tutte le domeniche c'era.
Io non ero quasi mai d'accordo con ciò che diceva, ma lo stimavo, ora che tutti i migliori se ne stanno andando,non ci resta che versare lacrime su opinionisti patetici come Mosca, Mughini e Melli.
Addio professò
Danny

Da la Gazzetta :
GENOVA, 3 ottobre 2005 - L' allenatore Franco Scoglio è morto stasera per un malore che lo ha colto negli studi dell'emittente televisivo privata Primo Canale, dov'era ospite della trasmissione "Gradinata nord". Scoglio si è sentito male dopo un vivace confronto telefonico con il presidente del Genoa, Enrico Preziosi. La trasmissione è stata sospesa e sono stati subito fatti intervenire i soccorritori del 118, ma tutti i tentativi di rianimazione sono stati inutili

9 Comments:

Anonymous Anonimo said...

solo sgomento e incredulità. Addio PROFESSORE

3/10/05 11:07 PM

 
Anonymous Anonimo said...

addio vecchio cuore rossoblu

4/10/05 10:46 AM

 
Anonymous Anonimo said...

Te ne sei andata come tuo solito, lottando contro le ingistizie e le persone indegne del calcio italiano..ADDIO GRANDE PROFESSORE

4/10/05 5:44 PM

 
Anonymous Anonimo said...

addio professore

4/10/05 5:50 PM

 
Anonymous Anonimo said...

vedi dove ti porta la malattia del calcio?
non si può morire così...ma dai...litigando con un cretino su delle stronzate...è ora che si diano tutti una calmata...profefssionalmente lo stimavo solo perhcè è andato ad allenare in Africa,e basta.

4/10/05 6:28 PM

 
Blogger La Redazione di Fantacampo said...

Funerali pubblici per Franco Scoglio. La famiglia del tecnico ha acconsentito a una cerimonia aperta a tutti e le esequie si svolgeranno giovedì mattina a Genova. La cerimonia funebre privata è stata invece confermata per sabato a Lipari. La messa funebre verrà celebrata da padre Mauro, cappellano dell'Istituto Tumori di Genova e tifoso genoano.

4/10/05 7:09 PM

 
Anonymous Anonimo said...

GENOVA, 3 ottobre 2005 - E’ morto così, da un momento all’altro, in diretta, senza saperlo, senza immaginarlo, senza prevederlo - lui che tutto sapeva, immaginava e prevedeva -. Franco Scoglio è morto lunedì sera, in tv: non davanti alla tv, come uno spettatore qualsiasi, ma nella tv, dentro lo schermo, dentro uno studio, con il microfono attaccato alla giacca, la spia rossa accesa, gli ospiti collegati per telefono, la pubblicità che smorza le polemiche ma non gli infarti. E’ morto parlando di calcio, che era la sua passione, la sua vita. E’ morto - viene da dire - per troppo calcio, per troppa passione, per troppa vita. E’ morto pensando e parlando del Genoa, che era la somma di tutto questo: calcio, passione, vita e, in quell’istante, addirittura morte.
In fondo, avrebbe detto Scoglio, la morte è nient’altro che l’ultimo atto della vita, un gran gol in zona Cesarini. Scoglio è morto negli studi di Primocanale, emittente tv di Genova, ospite del programma intitolato "Gradinata Nord" e a Marassi la Gradinata Nord è la cattedrale del tifo rossoblù, un monumento storico, nazionale, umano, un coro di 15 mila cuori, anime, fantasie. Aveva avuto una vivace discussione per telefono con Enrico Preziosi, patron del Genoa. Poi un malore. Il cuore, si dice sempre, in questi casi. Un bicchiere d’acqua, no, programma sospeso. Soccorsi. Niente da fare. Si è capito subito che stavolta non ci sarebbe stata nessuna ripartenza, solo un maledetto fuorigioco.
Facile dire, adesso: quelle trasmissioni, quei processi, quegli appelli sono dei falò, degli incendi, sono dei festival di ugole e giugulari, sono il peggio del calcio. Aria fritta, aria marcia, malaria. Sono dei teatrini, dove si arrabbiano e s’insultano, poi appena s’interrompe il collegamento, tarallucci e vino, caffè e brioche, pacche sulle spalle, ciao ci vediamo la prossima settimana. Ma Scoglio no. Lui ormai frequentava più gli studi che i campi, e di questo si dispiaceva. Ma per fingere, non fingeva mai. Non parlava per contratto, non obiettava per soldi, non discuteva perché costretto. Lui, di quei teatrini televisivi, era l’unico personaggio vero, autentico, originale. Tuonava, sognava, sempre soffriva, raramente rideva.
Scoglio era così com’era: burbero, vulcanico, scoppiettante, ciclopico e ciclonico, probabilmente folle, o comunque attraversato da qualche vena di pazzia, intesa come quel territorio oltre la frontiera della normalità, e certo della banalità. Era provocatore, integralista, scontroso. Lo dichiarava lui stesso: "Voglio essere antipatico, scorbutico, rispettato e, possibilmente, odiato". Ma era se stesso. Era Scoglio. Era il Professore. Prendere o lasciare. Era quello capace di metterti le mani addosso, ma nel senso di un abbraccio, fatto con le braccia, appunto, però sentito e vissuto e dettato dal cuore. Era quello pronto a frugare nella memoria e ripescare un antico articolo, ormai dimenticato perfino dagli archivisti, ma non dai labirinti e dai meandri della sua formidabile memoria, e poi abile a selezionare un aggettivo usato, e - per lui - sbagliato.
Era quello disposto ad abbandonare la famiglia e trasformarsi in un carcerato per studiare il sistema dell’uomo in più. Era quello che rispondeva, quasi svogliatamente, al telefono, "hello", e poi ti travolgeva con uno tsunami di schemi, giocatori, formule. "Ad minchiam" l’ha inventato lui. E poi zona sporca, meccanismo di pressing a L rovesciata, 21 diversi modi di battere un calcio d’angolo. Stupiva, scopriva, sorprendeva. Spiazzava. Era quello che ha evangelizzato e colonizzato la Tunisia, e la fotografia che gli stava più a cuore era quella in cui lui, seduto, firmava autografi e regalava carezze a bambini che indossavano magliette come quelle di Khaled Badra e Hassen Gabsi.
Era quello che i calciatori li allenava facendoli giocare a rugby, che al suo pupillo Ruotolo spiegava "vedi Collovati, vedi com’è bello, lui può fare tutto, tu invece no", era quello che diceva che "la squadra dovrà tirare fuori gli attributi fino a farsi venire la prostata", era quello che alla morte di Signorini era un po’ morto anche lui. Era quello che studiava le lingue, dall’inglese all’arabo, pronto a rituffarsi in campo, sulla panchina, alla lavagna, era quello che pensava che il pallone avesse una sua musicalità, era quello che una sera in Gazzetta ha preso carta e penna e scritto: "La formula del calcio è spazio per tempo diviso 2". Era quello che confessava: "A volte penso che Gesù Cristo sia rossoblù". A quest’ora avrà finalmente trovato la risposta.
diMarco Pastonesi

4/10/05 8:58 PM

 
Anonymous Anonimo said...

questo è un giornalista con 2 maroni così! bravissimo...anche se non mi era simpatico sono molto dispiaciuto per quello sclerotico di un professore...

4/10/05 8:59 PM

 
Anonymous Anonimo said...

applausi all'articolo, è lì che devo arrivare... E ancora GRAZIE al Professor Scoglio

5/10/05 11:09 AM

 

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